Vi capita mai di guardare in alto e di sognare?

Ci siamo. Tra un mese esatto, un sogno diventerà realtà. "Il sesto senso di un soccorritore" non sarà più solo nella mia testa, ma sarà pubblicato... e io, finalmente, potrò annusare il suo odore e stringerlo tra le dita.

Sono circa le 23:00 di un estivo 25 maggio dell'anno della pandemia moderna. Vi scrivo dopo molto tempo. Sono nella stanzetta di Ginevra che per il momento utilizzo come studio. Le bimbe dormono – o almeno credo – nella camera vicina... comunque c'è silenzio. Ottimo segnale per lasciare che le mie dita volino sulla tastiera che non aspetta nient'altro di suonare come un pianoforte. Prima di farlo, però, ho scrutato fuori dalla finestra e guardato il cielo. Amo fissare il mio piccolo, rettangolare, cielo privato e ricevere un segnale. Sulla sinistra c'è la luna; sulla destra c'è la mia costellazione preferita Cassiopea. Tutt'attorno buio. Un immenso buio che mi spaventa. Tanto buio intervallato da piccoli punti luminosi che sembrano gemme incastonate in un marmo nero pregiato.

Vi capita mai di guardare in alto e di sognare? A me capita di continuo – adesso un po’ meno – ma adoro perdermi nell'infinito dei miei sogni. Tutti i bambini sognano e io mi sento come uno di loro. Un eterno sognatore direbbe chi mi conosce. A trentatré anni e ancora con la testa fra le stelle tuonerebbero i miei colleghi. Ma non ci posso fare niente... adoro sognare. E se non fosse stato per un semplice sogno, tra un mese, quel tanto atteso libro non sarebbe mai esistito. Tutto inizia dai sogni, dalle speranze e dalle ambizioni. Se non sogniamo, non potremo mai rimanere bambini... e se non rimaniamo bambini ci allontaneremo sempre di più da Lui... che sono convinto, ci sproni a sognare e a vivere i nostri sogni.

Non mi reputo un gran credente – non lo sono mai stato – ma scrivere mi aiuta a parlare con me stesso e con Lui. So che può sembrare strano ma è come se fosse una chiacchierata tra amici: io, me e Lui seduti al tavolino di un bar. Durante la scrittura di questo libro, molto faticosa, ho cercato alcune risposte che attendevo da anni. E, lo volete sapere? Non sono arrivate. O meglio, mi è stato detto che, per ottenere quelle riposte, le avrei dovute ricercare proprio dentro me stesso. Un esempio tangibile di questa premessa è stato il sottotitolo del libro: il sesto senso di un soccorritore. Un super titolone tra le mani ma, in realtà, non avevo ancora la più pallida idea di cosa significasse. E’ stato appunto scrivere questa storia e raccontare le gesta dei miei colleghi intervenuti al Morandi a farmi prendere coscienza della lotta interiore che vivevo quotidianamente. Un dibattito serrato tra io e me che, difatti, mi ha portato a parlare con Lui. E Lui, tramite le parole di questo testo, mi ha guidato come un faro in questi due anni bui di scrittura, rendendo più nitide le risposte che stavo cercando altrove. 

Nel libro che uscirà il 25 giugno non sentirete mai parlare di Lui, io o me… anche perché sarebbe stato troppo difficile descrivere il tutto per un non-scrittore. Ma quella che leggerete non sarà una semplice storia ispirata ai fatti reali accaduti il 14 agosto 2018, piuttosto sarà un viaggio introspettivo diretto verso la propria anima… e, alla fine, spero che anche voi possiate trovare quello che stavate cercando!